Bartolomeo Venturini

Bartolomeo Venturini

Don Bartolomeo Venturini (Magasa, 10 marzo 1822Magasa, 28 luglio 1895) è stato un presbitero e patriota italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Don Bartolomeo Venturini percorse con profitto i suoi studi ginnasiali parte a Salò presso l'istituto Lodron o seminario di Santa Giustina e parte a Trento presso il seminario vescovile, dove pure assolse il corso teologico e fu ordinato sacerdote il 15 luglio 1845.

Esordì nella sua vita sacerdotale quale cooperatore, ma notato per il suo ingegno e la disposizione all'istruzione fu nominato professore di religione dell'Imperial Regio Ginnasio di Rovereto ed ottenuta la laurea presso l'università di Padova in lettere italiane si dedicò all'insegnamento scolastico.

Nel 1859, durante i fatti della seconda guerra di indipendenza, essendo nato un diverbio durante alcuni divertimenti dati dagli studenti del Ginnasio, sotto la responsabilità dei professori Cimadomo, Bertanza e Venturini, questi ebbe la peggio: nel 1860 l'Imperial Regio Governo austriaco inviò una protesta formale al principe vescovo Tschiderer perché volesse rimuovere il Venturini dall'istruzione religiosa agli studenti, e questi senza pur cercar di conoscere il fatto del Venturini passò il dispaccio al decano di Rovereto mons. Sorosio, che ripugnante lo consegnò al Venturini.[1][2]

Don Venturini e don Bertanza, rimossi dall’impiego per sospetto d’italianità, ebbero dalle famiglie dei loro allievi calorosissime manifestazioni di carità, d’affetto e di consenso: tutti andarono a gara per procurar loro lezioni private e per soccorrerli e confortarli nella sventura. Gli studenti di Rovereto, che ogni anno, durante il carnevale, erano usi inscenare una rappresentazione teatrale, vi rinunziarono in segno di lutto e per evitare la presenza di ufficiali austriaci fra gli spettatori. La nobile e ricca famiglia roveretana dei Tacchi conoscendo la preparazione culturale del Venturini, lo assunse come precettore del più giovane tra i loro figli, Carlo, e con il suo allievo peregrinò in tutta Europa, impartendogli un'istruzione pratica conveniente al sistema di vita di quella nobile famiglia.

Ultimata l'educazione del suo allievo, si dedicò alla cura delle anime, ma vi perdurò per breve tempo, perché fu richiesto come direttore del Convitto e del Ginnasio-Liceo Bagatta pareggiato di Desenzano, incarico che assolse con grande impegno dal 1871 al 1895.

Il Venturini fu terzo scrittore di geniali produzioni, socio dell'Accademia Roveretana degli Agiati, ebbe modi gentilissimi, fu intimo amico di patrioti, generoso coi suoi familiari, sicuro nell'attuazione dei suoi progetti. Di carattere spiccamente deciso, Mario Manfroni lo definì “ultimo tronco, che tuttavia restasse in piedi di una fitta foresta, cui si attaccavano le memorie; anche quest'ultimo tronco si è spezzato sotto il peso degli anni e delle fatiche di una vita operosa''”.[3]

Il patriota[modifica | modifica wikitesto]

Già espulso nel 1860 dall'insegnamento di tutte le scuole di ordine e grado dell'impero austriaco, don Bartolomeo Venturini durante la terza guerra di indipendenza, con don Giacomo Stefani, fu segnalato per la sua ostilità al governo austriaco, alle autorità di polizia di Trento.

Il pretore di Condino, Adolfo Strele, inviò all'imperial regio consigliere di polizia di Trento, cav. Carl Pichler von Deeben, il 17 settembre 1866: “Venne riferito che certo Venturino Giorgi detto Bagata, oste di Hano,[4] nello stato sardo, dopo l'invasione dei Garibaldini in questo distretto, era incaricato di recarsi a Trento, e che si doveva accompagnare con alcuni emigrati del cessato Circolo di Trento, secondo il dire dei quali a Trento era tutto pronto per lo scoppio di una rivoluzione, per la quale erano preparati vestiti, armi e munizioni. Il detto Bagata sarebbe munito di passaporto con la qualifica di mercante; e consta che viene talvolta nella Val Vestino, ove tiene conferenza con don Giacomo Stefani e con il professore don Bartolomeo Venturini di Magasa, ambidue noti per i sentimenti contrari al legittimo Governo”.[5]

L'aministia civile-penale del 3 ottobre 1866 riguardante tutti quei cittadini tirolesi cooperanti con il Corpo Volontari Italiani di Garibaldi lo salvò da un imminente procedimento giudiziario.

Una vita da educatore[modifica | modifica wikitesto]

1853. Prof. don Bartolomeo Venturini

Bartolomeo Venturini fu in relazione con Giuseppe Zanardelli e Giosuè Carducci che conobbe a Desenzano, quando il poeta fu chiamato a presiedere gli esami di licenza per incarico del governo, nel 1882-'83 e '84[6] presso il Liceo Bagatta.

Il 29 novembre 1883 gli fu conferita l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia per “la particolare considerazione in cui sono tenuti dal Governo i meriti di Lei”, così si espresse il ministro della Pubblica Istruzione Guido Baccelli. Quando morì a Magasa, il 28 luglio 1895, il municipio desenzanese, riconoscente per i servizi prestati, inviò nel giorno del funerale un'apposita rappresentanza.

Nel suo atto di morte si legge: “Il molto reverendo don Bortolo Venturini stato professore di religione nell'Imperial Regio Ginnasio di Rovereto, poi pedagogo nella Famiglia conti Tacchi, ed ultimamente Rettore del Collegio di Desenzano spirava il 28 luglio 1895, dopo penosa malattia, e munito dei S.S. Sacramenti, ed accompagnato dal clero curato di Valle, fu sepolto il 10 luglio nel cimitero curaziale al lato sinistro della cappella visto il certificato d'ispezione cadaverica dei 22 luglio 1895”.

Negli anni Ottanta del secolo scorso, il comune di Magasa dedicò alla sua memoria una strada e le scuole elementari.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Scrisse una leggenda in sestine decasillabi: “Il monte Tombea.[7]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Magasa, chiesa parrocchiale Sant'Antonio Abate. Il calice donato nel 1895 dai convittori del Collegio Civico di Desenzano al prof. don Bartolomeo Venturini.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ I tre professori avevano concesso agli studenti di portare sul bavero della giacca il tricolore italiano.
  2. ^ Livio Marchetti, Il Trentino nel risorgimento, 1913.
  3. ^ Bollettino dell'Accademia Roveretana degli Agiati di Rovereto, Vol. I, fascicolo III, (anno 1895), cit. in Gianpaolo Zeni, La guerra delle sette settimane. La campagna garibaldina del 1866 sul fronte di Magasa e Val Vestino, Comune e Biblioteca di Magasa, Bagnolo Mella 2006, pp. 54, 55 e 56.
  4. ^ Oggi Capovalle.
  5. ^ R. Gasperi, Per Trento e Trieste. L'amara prova del 1866, 2 voll. Trento 1968.
  6. ^ Cenni storici sulle scuole pubbliche a Desenzano Archiviato il 5 marzo 2016 in Internet Archive..
  7. ^ Il testo della leggenda sul monte Tombea Archiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive..

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Livio Marchetti, Il Trentino nel risorgimento, 1913.
  • Gianpaolo Zeni, La guerra delle Sette Settimane. La campagna garibaldina del 1866 sul fronte di Magasa e Val Vestino, Comune e Biblioteca di Magasa, 2006.
  • Gianpaolo Zeni, Al servizio dei Lodron. La storia di sei secoli di intensi rapporti tra le comunità di Magasa e Val Vestino e la nobile famiglia trentina dei Conti Lodron, Comune e Biblioteca di Magasa, 2008.
  • Archivio di Stato di Trento.
  • Giovanni Salvadori, La Congregazione della Chiesa nazionale italiana in Vienna: notizie storiche estratte da documenti originali, pubblicato da Tip. Drescher & Comp., 1891.
  • Carlo Tullio-Altan, La sagra degli ossessi: Il patrimonio delle tradizioni popolari italiane, 1972

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