Atto di resa giapponese

Japanese Instrument of Surrender
I rappresentanti giapponesi a bordo della USS Missouri prima della firma dell'atto di resa.
ContestoGuerra del Pacifico
Firma2 settembre 1945
LuogoBaia di Tokyo, Giappone
PartiStati Uniti
Bandiera del Giappone Giappone
Cina
Bandiera del Regno Unito Regno Unito
Bandiera dell'Unione Sovietica Unione Sovietica
Australia
Bandiera del Canada Canada
Francia
Bandiera dei Paesi Bassi Paesi Bassi
Bandiera della Nuova Zelanda Nuova Zelanda
Firmatarivedi sezione
DepositarioStati Uniti
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L'atto di resa giapponese (in inglese: Japanese Instrument of Surrender, in giapponese: Kofukubunsho) fu l'accordo scritto che stabilì l'armistizio che pose fine alla guerra del Pacifico e alla seconda guerra mondiale.

Venne firmato dalle rappresentanze di Impero giapponese, Stati Uniti d'America, Repubblica di Cina, Regno Unito, Unione Sovietica, Commonwealth dell'Australia, Dominion del Canada, Governo provvisorio della Repubblica francese, Regno dei Paesi Bassi e Dominion della Nuova Zelanda sul ponte della USS Missouri nella baia di Tokyo il 2 settembre 1945. La data è a volte ricordata come "Giornata della vittoria sul Giappone", sebbene questa definizione sia più frequentemente usata per definire l'annuncio alla radio, da parte dell'imperatore Hirohito, dell'accettazione dei termini della dichiarazione di Potsdam il 15 agosto.

Cerimonia di resa[modifica | modifica wikitesto]

A sinistra, il generale Douglas MacArthur firma l'atto per parte delle potenze alleate; a destra, il ministro degli esteri giapponese Mamoru Shigemitsu firma l'atto di resa per il Giappone: termina la seconda guerra mondiale

La cerimonia a bordo della Missouri durò circa 23 minuti e venne trasmessa in tutto il mondo. La prima firma sulla resa fu quella del ministro degli esteri giapponese Mamoru Shigemitsu "per comando e in nome dell'Imperatore del Giappone e del Governo Giapponese" (9:04)[1]. Successivamente venne firmata dal generale Yoshijirō Umezu "per comando e in nome dei quartier generali imperiali giapponesi" (9:06)[2], dal generale statunitense Douglas MacArthur, comandante nel Pacifico sudoccidentale e Comandante Supremo delle Potenze Alleate (9:08)[1].

Come testimoni, il tenente generale Jonathan Mayhew Wainwright IV, comandante delle forze statunitensi costrette alla resa nelle Filippine nel maggio 1942 e il tenente generale Arthur Ernest Percival, comandante delle forze britanniche costrette alla resa a Singapore nel febbraio 1942, che ricevettero due delle sei penne utilizzate per firmare il documento. Un'altra penna venne inviata all'Accademia militare di West Point. Dopo la firma di MacArthur in qualità di Comandante Supremo, i seguenti rappresentati firmarono la resa in nome della rispettiva nazione alleata:

Il 6 settembre il colonnello Bernard Theilen prese in consegna il documento e una trascrizione imperiale e la portò a Washington, presentandola al Presidente degli Stati Uniti Harry Truman durante una cerimonia formale alla Casa Bianca il giorno successivo. Questi documenti sono da allora esposti agli archivi nazionali statunitensi.

Bandiere alla cerimonia[modifica | modifica wikitesto]

Sul ponte della Missouri furono poste due bandiere statunitensi. Una storia che si racconta comunemente è che una delle due bandiere stesse sventolando sulla Casa Bianca nel giorno dell'attacco di Pearl Harbor. Tuttavia, il capitano Stuart Murray della Missouri spiegò:

«La seconda bandiera sul ponte veranda della Missouri era stata fatta dalla bandiera del commodoro Matthew Perry nel 1853-1854 quando guidò lo Squadrone Navale americano dell'Estremo Oriente nella baia di Tokyo per far pressioni per l'apertura dei porti giapponesi al commercio estero. MacArthur era un discendente diretto della famiglia Perry del New England e parente del commodoro Matthew Perry. Forse fu MacArthur a insistere per quella bandiera e si vide come un secondo "apritore" del Giappone piuttosto che come il conquistatore della nazione.»

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Note[modifica | modifica wikitesto]

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