Attentato di Marrakech del 2011

Attentato di Marrakech del 2011
Il Café Argana il giorno successivo all'esplosione
Tipoesplosione
Data28 aprile 2011
prima di mezzogiorno
Luogopiazza Jamaa el Fna, Marrakech
StatoBandiera del Marocco Marocco
Coordinate31°37′35.5″N 7°59′20.5″W / 31.626528°N 7.989028°W31.626528; -7.989028
ObiettivoCafé Argana
ResponsabiliAdil el-Atmani, Hakim Dah e altre 7 persone
Conseguenze
Morti18
Feriti25

L'attentato a Marrakech del 2011 è considerato uno degli atti terroristici più gravi avvenuti in Marocco dopo gli attentati di Casablanca del 2003.[1]

Dinamica[modifica | modifica wikitesto]

Poco prima di mezzogiorno del 28 aprile 2011, un'esplosione all'interno del Café Argana, nella piazza Jamaa el Fna, nella medina di Marrakech, uccise 18 persone e ne ferì altre 25. Inizialmente si pensava a un'accidentale esplosione di gas, ma più tardi vennero tenuti responsabili dei "criminali" e dei "terroristi".[2]

Il governo del Marocco ha accusato il gruppo al-Qāʿida nel Maghreb islamico per l'attentato, che dal 2002 ha avviato una serie di operazioni nell'ambito della cosiddetta insurrezione islamica nel Maghreb. Tuttavia, al-Qāʿida ha negato la responsabilità per l'esplosione:

(FR)

«Nous démentons toute relation avec cette explosion et affirmons n'être aucunement impliqués dans cette opération. Nous affirmons que, en dépit du fait que parmi nos priorités (...) figurent des frappes contre les juifs et les croisés, ainsi que contre leurs intérêts, nous nous employons cependant à choisir le moment et le lieu qui ne seraient pas en contradiction avec les intérêts de la Nation et son action vers l'objectif de sa libération.[3]»

(IT)

«Noi neghiamo qualsiasi connessione con l'esplosione e affermiamo di non essere in alcun modo coinvolti in questa operazione. Affermiamo che, nonostante il fatto che tra le nostre priorità (...) vi siano attacchi contro gli ebrei e i crociati, così come contro i loro interessi, noi ci sforziamo di scegliere il tempo e il luogo che non siano in contraddizione con gli interessi della Nazione e la sua azione verso l'obiettivo della sua liberazione»

Alcune voci sui blog di Internet, successivamente rimossi, sostenevano che l'attacco non fosse opera di terroristi islamici, in quanto il modus operandi era incongruente con Al Qaeda. L'ordigno, fatto esplodere a distanza con un telecomando, ricordava piuttosto i metodi dei gruppi militanti filogovernativi o para-statali. Alcune voci parlavano di un complotto del governo per placare i manifestanti durante la primavera araba.

Vittime[modifica | modifica wikitesto]

Vittime per nazionalità
Nazionalità Morti
Bandiera della Francia Francia 8
Bandiera della Svizzera Svizzera 3
Bandiera del Marocco Marocco 2
Bandiera del Portogallo Portogallo 1
Bandiera della Russia Russia 1
Bandiera del Canada Canada 1
Bandiera del Regno Unito Regno Unito 1
Bandiera dei Paesi Bassi Paesi Bassi 1
Totale 18

Indagini[modifica | modifica wikitesto]

Manifestazione successiva all'attentato

La settimana successiva all'attentato, la polizia marocchina arrestò alcuni appartenenti ad al-Queda, tra cui Adil el-Atmani, originario di Safi, reo confesso dell'attentato[4]. Per sei mesi, l'attentatore si era procurato esplosivi per confezionare la bomba in una pentola a pressione, secondo le istruzioni da lui reperite su internet, al fine di replicare gli attentati del 2004 a Madrid e quelli del 2005 a Londra[4]. Giunto da Safi alla stazione di Marrakech con il treno delle 5:50, l'uomo si diresse verso l'affollata piazza di Jamaa el Fna dopo essersi camuffato da turista neo-hippy con una lunga parrucca, pantaloni larghi e una chitarra a tracolla[4]. Inizialmente voleva colpire il Cafè de France, ma poi aveva scelto il Cafè Argana in quanto principalmente frequentato da "cristiani". A causa dell'abbigliamento eccentrico, viene notato da due turisti olandesi che lo vedono seduto sulla terrazza del Cafè Argana, dove rimane per circa un'ora bevendo un succo d'arancia e latte. Dopo aver lasciato una borsa con 15 kg di esplosivo collegato ad un telefono cellulare, si allontana con un taxi rientrando a casa[4].

Sul luogo dell'attentato furono rinvenuti dalla polizia marocchina alcuni pezzi di telefonia mobile: dopo l'analisi della lista delle chiamate recenti, si è giunti sulle tracce di Adel al-Othmani, il quale ha confessato dopo l'arresto[4].

Pur non essendo appartenente ad alcuna organizzazione terrorista, el-Atmani è stato definito un salafita e ammiratore di al-Qa'ida[5].

Condanne[modifica | modifica wikitesto]

Il 28 ottobre 2011, il tribunale di Rabat ha condannato a morte Adil el-Atmani per il suo ruolo nell'attentato esplosivo, mentre Hakim Dah ha ricevuto una condanna a vita[6]. Altre quattro persone sono state condannate a quattro anni di reclusione e tre persone a due anni[7]. Gli imputati hanno protestato che il processo contro di loro si basava su confessioni estorte con la tortura e mancavano prove concrete, inoltre alcuni testimoni della difesa non sono stati ammessi a parlare.

A seguito delle pressioni del governo francese (8 delle 17 vittime erano cittadini francesi), durante il giudizio di appello le pene detentive sono state aumentate da 2 a 4 anni e da 4 a 10 anni, mentre l'ergastolo convertito in pena di morte. Le famiglie delle vittime hanno manifestato la propria contrarietà alla pena capitale, per non creare martiri.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ جامع التواریخ, Afghanistan Centre at Kabul University, 1957. URL consultato il 9 settembre 2023.
  2. ^ (EN) Morocco: Marrakesh bomb strikes Djemaa el-Fna square, in BBC News, 28 aprile 2011.
  3. ^ (FR) Agence France-Presse, Marrakech: Aqmi nie toute implication, in Le Figaro, 7 maggio 2011.
  4. ^ a b c d e (FR) Thierry Oberlé, L'incroyable histoire du terroriste de Marrakech, in Le Figaro, 7 maggio 2011.
  5. ^ (EN) Country Report on Terrorism 2011 - Chapter 2 - Morocco, su ecoi.net.
  6. ^ (FR) Badra Berrissoule, Attentat de Marrakech: Deux heures pour faire exploser l'Argana, in L'Économiste, n. 3528, 12 maggio 2011.
  7. ^ (FR) Agence France-Presse, Attentat de Marrakech: le principal accusé condamné à la peine de mort, in Le Monde, 28 ottobre 2011.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]