Arnolfo di Carinzia

Arnolfo di Carinzia
Ritratto di Arnolfo di Carinzia (1888)
Imperatore dei Romani
Stemma
Stemma
In carica22 febbraio 896 –
8 dicembre 899
(contestato da Lamberto di Spoleto fino all'898)
IncoronazioneBasilica di San Pietro, 22 febbraio 896 da papa Formoso)
PredecessoreLamberto di Spoleto
SuccessoreLudovico III il Cieco
Re d'Italia
In carica894 –
8 dicembre 899
(contestato da Lamberto di Spoleto fino all'898)
PredecessoreLamberto di Spoleto
SuccessoreLudovico il Cieco
Re dei Franchi Orientali
In carica11 novembre 887 –
8 dicembre 899
PredecessoreCarlo il Grosso
SuccessoreLudovico IV il Fanciullo
Altri titoliRe di Baviera
Nascita850 circa
MorteRatisbona, 8 dicembre 899
Luogo di sepolturaAbbazia di Sant'Emmerano
DinastiaCarolingi
PadreCarlomanno di Baviera
MadreLiutwwindis
ConsorteOda
FigliLegittimi:
Ludovico
Illegittimi:
Sventibaldo
Ellinrat
Ratoldo
ReligioneCattolicesimo

Arnolfo di Carinzia (850 circa – Ratisbona, 8 dicembre 899) è stato re di Baviera dall'887, re dei Franchi orientali dall'888, re d'Italia dall'894 (perse il trono tra l'895 e l'896) e imperatore dall'896 fino alla sua morte.

Origine[modifica | modifica wikitesto]

Figlio illegittimo[1] del futuro re di Baviera, re dei Franchi Orientali e re d'Italia, Carlomanno[2], e della sua concubina[3], Liutwwindis († prima del 9 marzo 891)[4], di cui non si conoscono gli ascendenti. Secondo alcuni storici era la stessa donna che poi aveva sposato, ossia la figlia del conte nel Nordgau, Ernesto I[5], ma il figlio che gli diede venne ritenuto illegittimo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Arnolfo crebbe a Moosburg in Carinzia.

Gioventù[modifica | modifica wikitesto]

Nell'870, ricevette dal padre, Carlomanno, che governava la Baviera, la marca orientale (Carinzia e Pannonia)[6]

Nell'876, alla morte del nonno, Ludovico II il Germanico, suo padre, Carlomanno, divenne re dei Franchi Orientali, che in realtà era solo un titolo, in quanto ottenne il regno di Baviera che comprendeva oltre alla Baviera, la Pannonia, la Carinzia, la Boemia e la Moravia, che suo padre già governava dall'865, con annesso titolo regale[7], ma non aveva la possibilità di intervenire nei regni che avevano ereditato i suoi due fratelli, Ludovico, che regnava in Sassonia, che comprendeva oltre alla Sassonia, la Turingia, la Franconia e la Lotaringia orientale, e Carlo il Grosso, che regnava in Alemannia, che comprendeva oltre alla Alemannia, la Svevia e la Rezia. Il padre diede ad Arnolfo l'incarico di difendere la frontiera orientale del regno, nominandolo "prefetto della marca orientale".

Nell'879, dopo aver averne conquistato la corona, suo padre, Carlomanno, colto da grave malore, dovette lasciare l'Italia a suo fratello, Carlo il Grosso e non essendo più in grado di seguire gli affari di stato affidò ad Arnolfo, il governo del regno di Baviera[6], ma, l'altro fratello, Ludovico, intervenne obbligando Arnolfo a consegnargli il regno, che occupò[8].

Alla sua morte, avvenuta nel mese di aprile 880[9][10], Carlomanno fu tumulato a Altötting[11] e Arnolfo ottenne il ducato di Carinzia[6], mentre il fratello, Ludovico il Giovane ottenne il suo titolo regale (re dei Franchi Orientali) ed il regno di Baviera ed il terzo fratello, Carlo il Grosso ottenne il regno d'Italia dove venne incoronato a Ravenna.

Nel maggio 882, quando suo zio Carlo il Grosso assunse formalmente il titolo di re dei Franchi Orientali, Arnolfo fu nominato duca di Baviera. Alla testa dell'esercito bavaro, combatté a lungo contro Svatopluk I (re di Moravia) e contro i Normanni. Pochi mesi dopo la sua nomina Arnolfo venne coinvolto nella Guerra dei Guglielmidi, una rivolta contro il marchese di Pannonia Aribone di Pannonia (genero di Guglielmo II di Pannonia), guidata da Engelschalk II nipote del precedente marchese Guglielmo II di Pannonia. Furono i ribelli che, messi in difficoltà dall'intervento dei Moravi al fianco di Aribone, implorarono l'aiuto di Arnolfo eleggendolo loro re. Il duca di Baviera si unì quindi alla ribellione, che si concluse solo l'anno successivo per intervento di re Carlo: il marchese Aribone mantenne la marca, il re Svatopluk I della Grande Moravia accettò la sovranità di Carlo e il suo dominio venne integrato nel regno di Germania, e Arnolfo fu perdonato, sottomettendosi allo zio ma conservando il titolo regale.

Re dei Franchi orientali[modifica | modifica wikitesto]

L'impero carolingio nell'888. In verde il regno di Arnolfo

Negli anni successivi Arnolfo rimase uno dei signori più potenti del regno dei Franchi Orientali. Approfittando della successione incerta a Carlo, la cui salute stava declinando rapidamente, Arnolfo si ribellò nuovamente[6] e, nel novembre 887, in una dieta di Grandi dell'Impero, svoltasi a Trebur, nei pressi di Darmstadt, Carlo venne deposto (anche se un vero atto di deposizione, secondo il Reuter non esiste[12]) Arnolfo fu eletto re dei Franchi Orientali[1] e marciò su Francoforte, dove suo zio, abbandonato dai suoi vassalli, si arrese senza combattere (17 novembre 887).

La deposizione di Carlo il Grosso portò allo smembramento dell'impero carolingio in vari regni minori: Oddone fu proclamato re dei Franchi Occidentali da una dieta svoltasi a Compiègne[13]. In Italia, Berengario del Friuli e Guido II di Spoleto finirono per contendersi la corona di re d'Italia.

Il 13 gennaio 888, alla morte di Carlo il Grosso, Arnolfo fu consacrato re dei Franchi Orientali[6] e come primo atto, nel febbraio di quell'anno fece una donazione all'abbazia di Herrieden, in memoria del padre[14].
Come unico carolingio, seppur illegittimo, riuscì ad avere una certa superiorità sugli altri regnanti e fu dominante nella scena politica europea, estendendo il suo potere alla vecchia Lotaringia, contestatagli da Rodolfo I di Borgogna, a cui riconobbe la sola Borgogna ed il titolo di re di Borgogna e investendo con la sua autorità Ludovico figlio di Bosone come re di Provenza. Dopo l'elezione di Oddone a re dei Franchi occidentali, l'arcivescovo di Reims, Folco, sfidando Oddone, offrì tale corona ad Arnolfo[6], che rifiutò, ottenendo in un incontro a Worms, una parziale sottomissione di Oddone di Parigi. Nell'888 si recò in Italia dove era stato eletto re Berengario del Friuli, e ricevette da questi formale sottomissione.

Arnolfo era nelle condizioni di reclamare la corona imperiale ma, trattenuto in Germania dalla pressione dei Normanni, nelle regioni settentrionali del suo regno, perse l'occasione: nell'889 Guido II di Spoleto, già avversario di Oddone di Parigi come re dei Franchi Occidentali, ottenne la corona d'Italia e il controllo di Roma dove, nel febbraio 891, si fece incoronare imperatore. Nello stesso periodo, Arnolfo, nell'889, aveva ricevuto una delegazione di Vichinghi, ottenendo un accordo di pace, che ben presto fu infranto e i Vichinghi danesi, nell'891, avevano invaso la Lotaringia, ottenendo una grande vittoria a La Gueule, dal conte di Lotaringia; ma prima che l'anno terminasse Arnolfo intervenne e si prese la rivincita sulle sponde del Dyle (battaglia di Lovanio), facendo cessare le scorrerie dei Normanni, nel suo regno[6].

Arnolfo intervenne nella lotta tra i re dei Franchi occidentali; approfittando dell'assenza di Oddone che era impegnato in Aquitania, l'arcivescovo di Reims, Folco il Venerabile, ordì una congiura che portò Carlo il Semplice, ultimo erede legittimo di Carlomagno ad essere incoronato come Carlo III re dei Franchi occidentali a Reims, il 28 gennaio 893[15] che si recò da Arnolfo di Carinzia, per ottenere il suo aiuto, ma, secondo Reginone, quando, Arnolfo, che essendo un carolingio si era espresso a favore di Carlo, si rese conto che Oddone si preparava ad attaccare il suo regno, preferì rimanere neutrale[16].

Spedizioni in Italia[modifica | modifica wikitesto]

Sigillo di Arnolfo dell'890
Sigillo di Arnolfo dell'896
L'impero carolingio nell'898. In verde chiaro il regno di Arnolfo, alla sua morte

Invocato da Berengario e da papa Formoso, nell'894 Arnolfo entrò in Italia e conquistò Bergamo, Milano e la capitale Pavia, dove si fece riconoscere re d'Italia, mentre Guido fuggiva nei suoi possedimenti. Se la conquista era stata facile, il suo mantenimento lo fu molto meno: Guido aspettava solo il ritiro di Arnolfo, la fedeltà dei vassalli italiani era mutevole, e persino Berengario, cui era stata negata la corona, appariva ostile e sbarrava la via del Brennero percorsa all'andata. Arnolfo cercò di lasciare l'Italia per il passo di Bard, ma si trovò la strada sbarrata dalle forze di Anscario I, marchese d'Ivrea, aiutato dal suo nemico Rodolfo di Borgogna, e solo a grande fatica riuscì ad abbandonare il Paese senza grosse perdite. Allora cercò di aggredire Rodolfo di Borgogna, che evitò di combattere ritirandosi sui monti. Diede incarico al figlio illegittimo, Sventibaldo, di combattere Rodolfo, ma senza esito.

L'anno successivo Arnolfo organizzò una seconda spedizione in Italia: conquistata facilmente la parte settentrionale del paese, proseguì verso Roma, dove il 21 febbraio 896, fu incoronato imperatore da papa Formoso, nella basilica di San Pietro[6]. I suoi avversari continuavano tuttavia a sfuggirgli: Guido era morto ma gli era succeduto il giovane figlio Lamberto, sotto la guida della madre, Ageltrude, che organizzò la resistenza ad Arnolfo, mentre il deposto Berengario rimaneva nascosto in attesa di sollevarsi con i suoi fedeli. Arnolfo decise di liberarsi del primo che si era rifugiato nel suo ducato, ma, mentre si dirigeva alla fortezza di Fermo per assediarla, fu colto da un ictus. Pochi giorni dopo, a Pasqua, papa Formoso veniva a morte. Cominciò quindi una difficile ritirata dei tedeschi, mentre Roma cadeva in mano alla fazione spoletina e la stessa Pavia insorgeva contro Arnolfo, che cercava di tenere a bada i signori del regno concedendo loro grandi benefici. Il suo potere in Italia crollò nel giro di poche settimane, mentre Berengario e Lamberto si spartivano il regno.

Ultimi anni[modifica | modifica wikitesto]

Arnolfo di Carinzia è ritenuto il committente della Croce di Enghausen, la più antica croce monumentale conservatasi[17].

Arnolfo passò gli anni seguenti in Germania senza intraprendere altre spedizioni di nota, a causa della salute precaria, e fu assorbito dal tenere a bada vassalli ribelli e difendere i confini orientali del regno.
Carlo il Semplice, appena eletto re dei Franchi occidentali, nell'898, per portare i confini del suo regno sino alla riva sinistra del Reno, aveva manifestato un interesse verso la Lotaringia, invadendola e arrivando sino ad Aquisgrana, ma la reazione di Sventiboldo, re di Lotaringia dall'895, lo costrinse a ritirarsi.

Sempre nell'898 papa Giovanni IX invalidò la sua incoronazione imperiale col pretesto che era stata estorta con la forza.

Infine, nel giugno dell'899, secondo l'Herimanni Augensis Chronicon, sua moglie, la regina Oda fu diffamata di aver compiuto adulterio con uno sconosciuto, ma fu assolta nel convento di Ratisbona, grazie al giuramento di 72 testimoni[18].
Poche settimane dopo tuttavia il re fu colto nuovamente da ictus: si parlò di avvelenamento e molti supposti membri di una congiura furono giustiziati.
Arnolfo tuttavia non si riprese, e l'8 dicembre di quell'anno, secondo gli Annales Necrologi Prumienses[10] morì a Ratisbona, a 49 anni, ed il cronista Reginone ricorda fu sepolto lì nella benedettina abbazia di Sant'Emmerano, accanto al padre Carlomanno[19][20].
Dopo la morte di Arnolfo, il figlio legittimo, Ludovico il Fanciullo, divenne re dei Franchi Orientali, mentre il figlio illegittimo, Sventibaldo ricevette la Lotaringia, e ad un certo Liutpoldo concesse il ducato di Baviera[3], mentre il regno d'Italia ed il titolo di imperatore sarebbero toccati l'anno dopo al re di Provenza, Ludovico.

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Presumibilmente, nell'888, Arnolfo sposò Oda[21](† dopo il 30 novembre 903), che secondo lo storico francese Christian Settipani, esperto di genealogie era imparentata con la famiglia dei Corradinidi[6], deducendolo dalla Diplomata nº 89, del 19 maggio 891, in cui Arnolfo, definendolo conte e nipote nostro, cita Corrado il Giovane[22] († nel 918), figlio del conte Corrado il Vecchio († nel 906), che di Oda poteva essere fratello o cugino. Comunque Arnolfo da Oda ebbe un figlio:

Arnolfo ebbe poi diverse amanti; una, verso l'870, fu Vinburga († dopo il 18 maggio 898), che viene citata in due Diplomata di Arnolfo, la nº 160[24] e la N° 162[25], in cui risulta che gli diede un figlio illegittimo:

una seconda amante, tra l'870 e l'875, fu Ellinrata († dopo il 23 maggio 914), come ci viene confermato da una Diplomata di Corrado il Giovane, re dei Franchi Orientali[27], che gli diede una figlia:

  • Ellinrata († dopo il 23 maggio 914), che è citata nella stessa Diplomata nº 20 di Corrado il Giovane, in cui è citata sua madre[27], e, secondo gli Annales Fuldenses venne rapita da Engelschalk II, margravio della marca Orientale, che, nell'893, a Ratisbona venne accecato[28];

infine della terza amante di Arnolfo non si conosce il nome e anche da questa ebbe un figlio:

  • Ratoldo (? - dopo l'896), citato con Sventibaldo nell'Herimanni Augensis Chronicon, e definiti figli di Arnolfo nati da una concubina[29] e che secondo il Reuter fu nominato dal padre viceré d'Italia, nell'896[6].

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Ludovico il Pio Carlo Magno  
 
Ildegarda  
Ludovico II il Germanico  
Ermengarda di Hesbaye Ingramm di Hesbaye  
 
Edvige di Baviera  
Carlomanno di Baviera  
Guelfo I di Baviera Ruthard  
 
Ermenane  
Emma di Baviera  
Edvige di Baviera Isanbard  
 
Thiedrada (Thietrate)  
Arnolfo di Carinzia  
 
 
 
 
 
 
 
Liutswind  
 
 
 
 
 
 
 
 

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (LA) Rerum Gallicarum et Francicarum Scriptores, tomus IX; Chronologicus, Pag LXV
  2. ^ (LA) Monumenta germaniae Historica, tomus IX; Genealogiae Comitum Flandriae, p. 303 Archiviato il 7 aprile 2014 in Internet Archive.
  3. ^ a b (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus XVII: Annales Ducum Bavariae, p. 366 Archiviato il 3 settembre 2014 in Internet Archive.
  4. ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, Diplomata Regum Germaniae ex Stirpe Karolinorum, tomus III: Kaiserkunden Arnolf nº 87, p. 129 Archiviato il 7 gennaio 2015 in Internet Archive.
  5. ^ (LA) Annales Bertiniani, p. 106
  6. ^ a b c d e f g h i j (EN) Foundation for Medieval Genealogy:re di Germania - ARNULF
  7. ^ (LA) Annales Bertiniani, p. 142
  8. ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus I: Reginonis Chronicon, Pag 592 Archiviato il 3 novembre 2016 in Internet Archive.
  9. ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus I: Annalium Fuldensium Pars tertia, anno 882, p. 393 Archiviato il 3 novembre 2016 in Internet Archive.
  10. ^ a b (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus XIII: Annales Necrologi Prumienses, p. 219 Archiviato il 7 aprile 2014 in Internet Archive.
  11. ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus I: Reginonis Chronicon, p. 591 Archiviato il 10 marzo 2016 in Internet Archive.
  12. ^ (EN) Foundation for Medieval Genealogy: GERMANY - CHARLES
  13. ^ Il legittimo erede al trono, della stirpe dei carolingi, Carlo, figlio postumo di Luigi il Balbo e fratellastro di Carlomanno era ancora un bimbo. Per questo motivo, che il nuovo re non era un carolingio, le contee della marca di Spagna, guidate dalla contea di Barcellona, non riconobbero Oddone come re, e cominciarono a guardare verso la penisola iberica e, di lì a poco, iniziarono a prendere parte alla reconquista della penisola contro i musulmani di al-Andalus
  14. ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, Diplomata Regum Germaniae ex Stirpe Karolinorum, tomus III: Kaiserkunden Arnolf nº 18, p. 28 Archiviato il 10 marzo 2016 in Internet Archive.
  15. ^ (EN) Foundation for Medieval Genealogy: Re di Francia - CHARLES
  16. ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, Scriptores, tomus I; Reginonis Chronicon anno 893, pag 605 Archiviato il 6 ottobre 2015 in Internet Archive.
  17. ^ Enghausen. Filialkirche Hl. Kreuzauffindung. Spätkarolingisches Kruzifix, in Dokumentationen des Erzbischöflichen Ordinariats München, Restaurierungsmaßnahme. Hrsg. vom Erzbischöflichen Kunstreferat, agosto 2006, p. 6.
  18. ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus V: Herimanni Augensis Chronicon, p. 111 Archiviato il 3 settembre 2014 in Internet Archive.
  19. ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus I: Reginonis Chronicon, p. 609 Archiviato il 3 settembre 2014 in Internet Archive.
  20. ^ Tomba e luogo di morte di Arnolfo in Le sepolture regie del regno italico (secoli VI-X) di Piero Majocchi
  21. ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, Diplomata Regum Germaniae ex Stirpe Karolinorum, tomus III: Kaiserkunden Arnolf nº 44, p. 63 Archiviato il 3 novembre 2016 in Internet Archive.
  22. ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, Diplomata Regum Germaniae ex Stirpe Karolinorum, tomus III: Kaiserkunden Arnolf nº 89, p. 131 Archiviato il 16 giugno 2015 in Internet Archive.
  23. ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus I: Annalium Fuldensium Pars quinta, anno 893, p. 409 Archiviato il 3 novembre 2016 in Internet Archive.
  24. ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, Diplomata Regum Germaniae ex Stirpe Karolinorum, tomus III: Kaiserkunden Arnolf nº 160, p. 243 Archiviato il 16 giugno 2016 in Internet Archive.
  25. ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, Diplomata Regum Germaniae ex Stirpe Karolinorum, tomus III: Kaiserkunden Arnolf nº 162, p. 246 Archiviato l'11 marzo 2016 in Internet Archive.
  26. ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus II: Annales Vedastini, anno 895, p. 207 Archiviato il 3 novembre 2016 in Internet Archive.
  27. ^ a b (LA) Monumenta Germaniae Historica, Diplomata Regum et Imperatorum Germaniae, tomus I: Kaiserkunden Konrad I nº 20, p. 19 Archiviato il 3 novembre 2016 in Internet Archive.
  28. ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus I: Annalium Fuldensium Pars quinta, anno 893, pp. 408-409 Archiviato il 3 novembre 2016 in Internet Archive.
  29. ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus V: Herimanni Augensis Chronicon, p. 110 Archiviato l'11 marzo 2016 in Internet Archive.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie[modifica | modifica wikitesto]

Letteratura storiografica[modifica | modifica wikitesto]

  • René Poupardin, I regni carolingi (840-918), in «Storia del mondo medievale», vol. II, 1979, pp. 583–635
  • Allen Mayer, I vichinghi, in «Storia del mondo medievale», vol. II, 1979, pp. 734–769
  • Louis Halphen, Il regno di Borgogna, in «Storia del mondo medievale», vol. II, 1979, pp. 807–821

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Imperatore dei Romani Successore
Lamberto di Spoleto 896899
(trono conteso con Lamberto II di Spoleto fino all'898)
Ludovico il Cieco
(dopo vacanza biennale)
Predecessore Re dei Franchi Orientali Successore
Carlo il Grosso 888899 Ludovico IV il Fanciullo
Predecessore Re d'Italia Successore
Berengario del Friuli
e Lamberto II di Spoleto
(trono conteso)
896899
(trono conteso con Berengario del Friuli
e Lamberto II di Spoleto)
Berengario del Friuli
e Ludovico il Cieco
(trono conteso)
Predecessore Duca di Baviera Successore
Carlo il Grosso 887899 Ludovico IV
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