Arcidiocesi di Amasea

Amasea
Sede arcivescovile titolare
Archidioecesis Amasena seu Amasiensis
Patriarcato di Costantinopoli
Sede titolare di Amasea
Mappa della diocesi civile del Ponto
Arcivescovo titolaresede vacante
IstituitaXVII secolo
StatoTurchia
Arcidiocesi soppressa di Amasea
Diocesi suffraganeeAmiso, Sinope, Ibora, Andrapa, Zaliche, Zela
ErettaIII secolo
SoppressaXX secolo
Dati dall'annuario pontificio
Sedi titolari cattoliche
Antica fotografia della chiesa, oggi scomparsa, della Santissima Trinità di Samsun, l'antica Amisos, che fu cattedrale della metropolia di Amasea al momento della sua soppressione.
Mappa delle sedi metropolitane del patriarcato di Costantinopoli in Anatolia attorno al 1880.
Germanos Karavangelis, ultimo metropolita greco-ortodosso di Amasea (1909-1922).

L'arcidiocesi di Amasea è una sede soppressa del patriarcato di Costantinopoli (in greco: Μητρόπολης Ἀμασείας ; Mitrópolis Amaseias) e una sede titolare della Chiesa cattolica (in latino: Archidioecesis Amasena seu Amasiensis).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Amasea, corrispondente alla città turca di Amasya, fu la sede metropolitana della provincia romana dell'Elenoponto nel patriarcato di Costantinopoli, attestata a partire dal III secolo.

Alcune tradizioni greche riconoscono l'antichità della comunità cristiana di Amasea, fondata in età apostolica dallo stesso san Pietro, che dopo aver predicato il vangelo avrebbe nominato il primo vescovo, Nicezio. Un'altra tradizione lega invece l'evangelizzazione della città all'apostolo sant'Andrea.

Il Martirologio Romano ricorda alcuni martiri di Amasea: san Teodoro (17 febbraio), le cui reliquie furono traslate a Eucaita, dove un santuario a lui dedicato fu meta di numerosi pellegrinaggi in epoca bizantina; i santi Cleonico e Eutropio (3 marzo), martiri durante la persecuzione dell'imperatore Massimiano; e san Basilio vescovo di Amasea (26 aprile), martire sotto l'imperatore Licinio.[1] Dagli atti del martirio di san Basilio e in base alla testimonianza di Eusebio di Cesarea, suo contemporaneo, si ricava che la città possedeva diverse chiese o edifici di culto, tra cui la basilica fatta costruire dal vescovo martire e nella quale fu sepolto. Di un'altra basilica, fatta costruire dall'imperatore Anastasio I, è stata ritrovata l'iscrizione dedicatoria.[2] Un documento della fine del VI secolo testimonia l'esistenza in città di almeno quattro monasteri. Tra questi, il più famoso è un monastero le cui origini risalgono alla prima metà del V secolo, fondato da Melezio, Uranio e Seleuco; Melezio e Seleuco furono vescovi di Amasea, mentre Uranio divenne vescovo di Ibora.[3]

Dopo il leggendario Nicezio, il primo vescovo storicamente documentato è Fedimo che attorno al 240 consacrò san Gregorio Taumaturgo vescovo di Neocesarea. Le fonti conciliari attestano la presenza di san Basilio al concilio di Ancira nel 314 e di Eutichiano al concilio di Nicea nel 325.

La sede è menzionata in tutte le Notitiae Episcopatuum del patriarcato dal VII secolo fino alla conquista ottomana di Costantinopoli nel XV secolo. Occupa generalmente la 12º posizione nell'ordine gerarchico delle sedi metropolitane del patriarcato, e le sono assegnate sei diocesi suffraganee: Amiso, Sinope, Ibora, Andrapa, Zaliche (o Leontopoli) e Zela. Alla provincia ecclesiastica apparteneva anche l'arcidiocesi autocefala di Eucaita, assunta al rango di sede metropolitana verso la fine del IX secolo.[4]

Alla fine del XIV secolo la città e il territorio di Amasea vennero conquistati dagli Ottomani. Da questo momento, la città perse d'importanza, anche a causa del diminuire progressivo del numero dei cristiani, che portò alla scomparsa delle diocesi suffraganee di Amasea; la sede dei metropoliti venne trasferita a Amisos, l'odierna Samsun, dove venne costruita la nuova cattedrale dedicata alla Santissima Trinità, ancora esistente agli inizi del XX secolo.[5]

Pur ridotta di numero la comunità cristiana sopravvisse fino al termine della prima guerra mondiale, come pure la sede metropolitana. Attorno al 1910 la metropolia, su una popolazione di poco maggiore ai 285.000 abitanti, comprendeva 36.700 greco-ortodossi (12,8%), 50.600 armeni (17,7%) e 198.000 mussulmani (69,5%).[6]

L'ultimo metropolita residente è stato Germanos Karavangelis, che il 7 giugno 1921 fu condannato a morte in contumacia dal governo turco e per questo dovette fuggire dalla Turchia.[7] La sede fu de facto soppressa, come tutte le altre diocesi greco-ortodosse della neonata Turchia, in seguito agli accordi del trattato di Losanna del 1923 che impose obbligatoriamente lo scambio delle popolazioni tra Grecia e Turchia, per cui tutti i cristiani greco-ortodossi che abitavano l'Anatolia dovettero trasferiti in Grecia.

La sede titolare[modifica | modifica wikitesto]

Dal XVII secolo Amasea è annoverata tra le sedi arcivescovili titolari della Chiesa cattolica; la sede è vacante dal 14 gennaio 1995. Il suo ultimo titolare è stato James Patrick Carroll, vescovo ausiliare di Sydney in Australia.

Con il breve apostolico Ad supremam equidem del 15 febbraio 1743, la sede titolare di Amasea fu unita a quella episcopale di Pavia; i vescovi di Pavia ebbero così il titolo di arcivescovi di Amasea con il diritto di portare il pallio. Questa unione durò fino al 1819, quando le sedi furono separate con la bolla Paternae charitatis studium di papa Pio VII.[8]

Cronotassi[modifica | modifica wikitesto]

Vescovi, arcivescovi e metropoliti greci[modifica | modifica wikitesto]

Periodo romano e bizantino[modifica | modifica wikitesto]

Periodo ottomano e turco[modifica | modifica wikitesto]

Arcivescovi titolari latini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il martirologio romano. Riformato a norma dei decreti del Concilio ecumenico Vaticano II e promulgato da papa Giovanni Paolo II, Città del Vaticano, Libreria editrice vaticana, 2004, pp. 207, 237, 354.
  2. ^ Echos d'Orient, III, pp. 273-278.
  3. ^ Jean Darrouzès, Notes de littérature et de géographie ecclésiastiques, in«Revue des études byzantines», 50 (1992), p. 105.
  4. ^ Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae, indice, p. 482, voce Amaseia, métropole d'Hélénopontos.
  5. ^ Kiminas, The ecumenical patriarchate, p. 96.
  6. ^ Charitopoulos, Diocese of Amaseia.
  7. ^ Kiminas, The ecumenical patriarchate, p. 97.
  8. ^ Giuseppe Cappelletti, Le Chiese d'Italia della loro origine sino ai nostri giorni, vol. XII, Venezia 1857, p. 509.
  9. ^ Fratello di Gregorio Taumaturgo, è attribuito da Le Quien alla sede di Amasea; secondo Eusebio di Cesarea era vescovo del Ponto, senza specificazione della sede.
  10. ^ Deposto dall'imperatore Valente a favore di un vescovo ariano, di cui non si conosce il nome, poté ritornare sulla sua sede dopo la morte dell'imperatore nell'agosto 378.
  11. ^ Un'iscrizione scoperta a Amasea riporta il nome del vescovo Mamas, vissuto all'epoca dell'imperatore Anastasio I (491-518). Sophrone Pétridès, Note sur une inscription chrétienne d'Amasée, Echos d'Orient 1900, pp. 273-278. Siméon Vailhé, v. Amasea, in «Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques», vol. II, col. 968. Studi più recenti tuttavia propongono di attribuire questo vescovo alla sede di Eucaita. C. Mango, I. Sevcenko, Three Inscriptions of the Reign of Anastasius I and Constantine V, in «Byzantinische Zeitschrift» 65 (1972), pp. 379-384.
  12. ^ a b Gli atti del concilio in Trullo del 691-692 riportano le sottoscrizioni di due vescovi di Amasea, Giovanni e Teodoro, il primo tra i metropoliti, il secondo tra i vescovi suffraganei. Concilium Constantinopolitanum a. 691/2 in Trullo habitum, edidit Heinz Ohme, «Acta Conciliorum Oecumenicorum», series II, vol. II/1, Berlino-Boston 2013, p. 65, nº 17; p. 75, nº 113.
  13. ^ Ioannes, PmbZ nº 2729.
  14. ^ Theodoros, PmbZ nº 7323.
  15. ^ Jean Darrouzès, Listes épiscopales du concile de Nicée (787), in Revue des études byzantines, 33 (1975), p. 13.
  16. ^ Theophylaktos, PmbZ nº 8314.
  17. ^ Catalogue of Byzantine Seals at Dumbarton Oaks and in the Fogg Museum of Art, vol. IV, 2001, p. 73.
  18. ^ Nikephoros, PmbZ nº 25538.
  19. ^ Anonymus, PmbZ nº 30656.
  20. ^ Malacenus, PmbZ nº 24838.
  21. ^ Stephanos II, PmbZ nº 27245.
  22. ^ Meletios, PmbZ nº 25038.
  23. ^ Niketas, PmbZ nº 25790.
  24. ^ Basileios, metropolitan of Amaseia, PBW 20161.
  25. ^ Ioannes, metropolitan of Amaseia, PBW 20474.
  26. ^ Michael, metropolitan of Amaseia, PBW 205.
  27. ^ Anonymus, metropolitan of Amaseia, PBW 2172.
  28. ^ Theodoros, metropolitan of Amaseia, PBW 175.
  29. ^ a b Venance Grumel, Léon métropolite d'Amasée (XIIe siècle), in «Études byzantines», 3 (1945), pp. 168-178.
  30. ^ Niketas, metropolitan of Amaseia, PBW 170.
  31. ^ Leon, metropolitan of Amaseia, PBW 217.
  32. ^ Michael, metropolitan-elect of Amaseia, PBW 302. Documentato come vescovo eletto, non fu consacrato e successivamente venne trasferito alla metropolia di Ancira.
  33. ^ Arcivescovo titolare di Amasea degli Armeni. Cfr. Annuaire Pontifical Catholique, 1910, p. 311.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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