Alfredo Ottaviani

Alfredo Ottaviani
cardinale di Santa Romana Chiesa
Ottaviani fotografato nell'ottobre 1958
Semper idem
 
Incarichi ricoperti
 
Nato29 ottobre 1890 a Roma
Ordinato presbitero18 marzo 1916
Creato cardinale12 gennaio 1953 da papa Pio XII
Nominato arcivescovo5 aprile 1962 da papa Giovanni XXIII
Consacrato arcivescovo19 aprile 1962 da papa Giovanni XXIII
Deceduto3 agosto 1979 (88 anni) a Città del Vaticano
Firma
 

«Prego Dio di farmi morire prima della fine di questo Concilio, così almeno muoio cattolico

Alfredo Ottaviani (Roma, 29 ottobre 1890Città del Vaticano, 3 agosto 1979) è stato un cardinale e arcivescovo cattolico italiano, rigoroso difensore della Tradizione e oppositore, su posizioni conservatrici e tradizionaliste, delle tendenze progressiste nella Chiesa cattolica.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Ottaviani nacque povero nel quartiere popolare di Trastevere, figlio del fornaio Enrico Ottaviani e della casalinga Palmira Catalini. Dopo essere stato ordinato prete il 18 marzo 1916, svolse attività pastorale nella diocesi di Roma.

Il servizio nella Curia romana[modifica | modifica wikitesto]

Alfredo Ottaviani giovane seminarista

Nel marzo 1922 ottenne i primi incarichi nella Curia romana come segretario personale del nuovo papa Pio XI. Il Papa lo chiamò alla Segreteria di Stato nel 1928 come sostituto della sezione Affari Ecclesiastici straordinari; già un anno dopo l'Ottaviani occupava il posto di sostituto alla Segreteria di Stato.

In quegli anni Ottaviani portò il suo contributo come giurista nella stipulazione dei Patti Lateranensi. Successivamente divenne assessore, pro-segretario e segretario. Il 12 gennaio 1953, papa Pio XII lo nominò pro-segretario della Congregazione del Sant'Uffizio e contestualmente fu creato e pubblicato cardinale. Essendo conservatore, ebbe forti contrasti con chi voleva innovare la secolare tradizione ecclesiale.

Essendo responsabile del dicastero a cui è istituzionalmente demandata la tutela del sacro patrimonio della fede e della morale cattolica, ricoprì questo ruolo tenendo un comportamento attento e preciso, nella convinzione, in lui maturata con l'esperienza, che la "rectitudo fidei", cioè l'ortodossia, sia patrimonio irrinunciabile e condizione primaria per la "rectitudo morum", o ortoprassi. La sua preparazione giuridica, che già in età giovanile gli aveva garantito l'attenzione di altri sacerdoti, lo sostenne nel lavoro che svolse a difesa della fede cattolica[2].

Anche durante il pontificato di papa Pio XII si dimostrò fermo nelle sue posizioni, battendosi quando fu necessario e preparando anche scomuniche contro gli oppositori comunisti e i cattolici progressisti italiani, fautori tedeschi e francesi della nuova teologia, preti operai, inventori del catechismo liberale. Ottaviani fu tuttavia, anche per le sue mai dimenticate radici popolari, un uomo di grande sensibilità pastorale,[senza fonte] in particolare con i ragazzi e i giovani dell'oratorio di San Pietro, per i giovani che bighellonavano a Trastevere e nei pressi del Vaticano, per i quali si prodigava quotidianamente, pagando le rette per lo studio, le tasse per lo sport: per i giovani fu come un padre sollecito e affettuoso. Questa sua presenza tra i giovani non era un diversivo per superare la stanchezza tediosa delle carte d'ufficio e degli impegni burocratici, ma un'esigenza che scaturiva spontanea, intenzionale e generosa da un programma sacerdotale: era una "prestazione comandata" della sua vocazione[3].

Gli anni del Concilio Vaticano II[modifica | modifica wikitesto]

Da sinistra a destra: Enrico Dante, papa Giovanni XXIII, il cardinale Ottaviani

Con i cardinali Ernesto Ruffini e Maurilio Fossati, fu tra gli alti prelati che visitarono il cardinale Roncalli nella sua cella la sera prima del conclave, confortans eum (per incoraggiarlo), suggerendogli di convocare un Concilio e Roncalli fece propria quest'idea (Io ho pensato ad un Concilio dall'istante in cui sono diventato papa, su Epoca di 8.12.1968[4]).

La convocazione del Concilio Vaticano II a opera di papa Giovanni XXIII, la riforma della Curia, l'inizio dell'attività del Sinodo episcopale, furono forse per un uomo con le sue convinzioni, uno strappo eccessivo. Fu tra i capi dell'ala conservatrice del Coetus Internationalis Patrum. Tra i suoi interventi vi fu, nel 1962, la redazione del documento segreto Crimen sollicitationis, tramite il quale i vescovi venivano istruiti sulle modalità di gestione di casi di molestie sessuale da parte di preti nel contesto della confessione, crimine canonico per il quale si prevedeva - nei casi più gravi - la pena della dimissione dallo stato clericale. Il documento, approvato dall'allora pontefice Giovanni XXIII, avrebbe avuto delle ricadute per quanto riguarda i casi di pedofilia all'interno della Chiesa cattolica.

Il 5 aprile 1962 Ottaviani fu elevato al rango di arcivescovo da papa Giovanni XXIII. Il 21 giugno 1963, in qualità di cardinale protodiacono, annunziò l'elezione al soglio pontificio del cardinale Giovanni Battista Montini (papa Paolo VI), proclamando l'Habemus Papam.

Il post-Concilio[modifica | modifica wikitesto]

Il cardinale Ottaviani amava autodefinirsi il "carabiniere dell'Ortodossia"[5]. Al termine di tre anni di lavori di una commissione di studio istituita da Giovanni XXIII in parallelo al Vaticano II, il rapporto conclusivo fu trasmesso nel 1968 all'esame del Sant'Uffizio, allora presieduto dal prefetto card. Ottaviani, che espresse voto contrario insieme ad altri 6 dei 72 membri del consiglio. Mancando l'unanimità dei consensi, Paolo VI pubblicò l'enciclica Humanae Vitae nel 1968, rifiutando un rapporto che legittimava metodi di contraccezione artificiali come l'uso della pillola[5].

Nominato dal Papa presidente della Commissione Dottrinale, Ottaviani vide attuarsi, specialmente nelle applicazioni distorte del Concilio, alcune delle posizioni che più aveva osteggiato e temuto (abusi liturgici, storture dottrinali, ecc.). Egli fu più o meno tacitamente ostile anche alla riforma del Sant'Uffizio e all'abolizione dell'Indice dei libri proibiti e alla riforma del giuramento antimodernista. Così, l'8 gennaio 1968[6] rassegnò le dimissioni. Presiedette anche la Pontificia commissione per il controllo della popolazione e delle nascite.

Ottaviani con l'autorità di un prefetto del Sant'Uffizio giudicò la Messa riformata da papa Paolo VI «un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa, quale fu formulata nella sessione XXIII del Concilio di Trento»[7].

Il nuovo Pontificale Romano di Paolo VI dovette preventivamente essere esaminato dal S. Uffizio, e durante l’assemblea plenaria dell'11 ottobre 1967 fu dichiarato pienamente ortodosso e quindi atto ad assicurare la validità dei Sacramenti. Paolo VI pubblicò il nuovo Messale il 18 giugno 1968[8], ad un mese di distanza seguito dalla più ortodossa e tradizionalista posizione dell'Humanae Vitae, per la quale fu determinante il voto contrario di Ottaviani durante i lavori preparatori.

Nel settembre del 1969 Ottaviani firmò, insieme al cardinal Antonio Bacci, una lettera con un opuscolo, noto come Breve esame critico del Novus Ordo Missae (scritto principalmente dal teologo domenicano Michel Guérard des Lauriers), a papa Paolo VI, nella quale esprimeva la propria opposizione alla riforma liturgica e, in specie, al nuovo messale romano o Novus Ordo Missae, allora in procinto di entrare in vigore[9].

Morì nella Città del Vaticano il 3 agosto 1979. Le sue esequie furono celebrate da papa Giovanni Paolo II il 6 agosto, giorno in cui un anno prima, come ricordò Giovanni Paolo II, nella medesima ora moriva papa Paolo VI.

È sepolto nella chiesa di San Pietro in Borgo, nota anche come chiesa di San Salvatore in Ossibus.

Genealogia episcopale[modifica | modifica wikitesto]

La genealogia episcopale è:

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze italiane[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ https://www.sursumcorda.cloud/articoli/teologia-politica/517-teologia-politica-n-41-prego-dio-di-farmi-morire-prima-della-fine-di-questo-concilio-cosi-almeno-muoio-cattolico.html
  2. ^ Dall'omelia di Giovanni Paolo II nel giorno dei funerali del cardinale
  3. ^ Ibidem
  4. ^ Peter Hebblethwaite, trad. di Marco Roncalli, Giovanni XXIII: Il papa del Concilio, su google.it/libri, Castelvecchi (asin B01MT5MRXQ), 29 maggio 2013.
    «Nel 1968 il cardinal Alfredo Ottaviani darà un'intervista nella quale dichiarerà: «Gli ultimi giorni del conclave sono andato a visitare il patriarca nella cella e gli ho detto: “Eminenza, dobbiamo pensare a un Concilio”. Parole nella sostanza confermate in seguito da Roncalli: Io ho pensato ad un Concilio dall'istante in cui sono diventato papa, su Epoca di 8.12.1968, in un'intervista del febbraio 1975 a R. Bernard Bonnot, diplomatico americano»
  5. ^ a b Giovanni Gozzini, Tommaso Detti, 3 (3.2-cambiano le famiglie), in L'età del disordine: Storia del mondo attuale 1968-2017, Laterza (asin B079RJBVVF), 22 febbraio 2018.
  6. ^ Roma, 9 gennaio 1968, pagina 1.
  7. ^ Paolo Farinella, Ritorno all'antica messa. Nuovi problemi e interrogativi [collegamento interrotto], su google.it/libri, Gabrielli editori, 2007, pp. 43-44, ISBN 978-88-6099-033-4. URL consultato il 13 maggio 2018.
  8. ^ La “querelle” sulla validità dei Sacramenti dopo il Concilio, su unavox.it, giugno 2014. URL consultato il 13 maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 1º luglio 2014).
    «Paolo VI il 18 giugno del 1968 ha promulgato una nuova versione del Pontificale Romano che per il vescovo recita: «Effondi sopra questo eletto la potenza che viene da Te, o Padre, il tuo Spirito che regge e guida» e per il sacerdote: «Dona, Padre onnipotente, a questi tuoi figli la dignità del Presbiterato. Rinnova in loro la effusione del tuo Spirito di santità».»
  9. ^ Testo completo dell'intervento qui
  10. ^ La Civiltà Cattolica, 1932-I, 572-585.
  11. ^ https://archivio.quirinale.it/archivio//GIOVANNI_COLLI/SCATOLA_8/186_DIPLOMI_ONORIFICENZE_E_DECORAZIONI_DI_COLLI_1934_1980.pdf
  12. ^ Bollettino Ufficiale di Stato

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Francesco Leoni, Il cardinale Alfredo Ottaviani carabiniere della Chiesa, Apes, Roma 2002
  • Emilio Cavaterra, Il prefetto del Sant'Offizio. Le opere e i giorni del cardinale Ottaviani, Mursia, Milano 1990
  • Filippo Rizzi, Ottaviani l'austero difensore della fede, Avvenire, pagina 25, 30 luglio 2009, scritto per il trentennale della morte.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Sottosegretario della Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari Successore
Pietro Ciriaci 15 febbraio 1928 - 7 giugno 1929 Domenico Tardini
Predecessore Segretario della Cifra Successore
Giuseppe Pizzardo 7 giugno 1929 - 19 dicembre 1935 Domenico Tardini
Predecessore Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato Successore
Giuseppe Pizzardo 7 giugno 1929 - 19 dicembre 1935 Domenico Tardini
Predecessore Assessore della Congregazione del Sant'Uffizio Successore
Nicola Canali 19 dicembre 1935 - 12 gennaio 1953 Gabriel Acacius Coussa, B.A.
Predecessore Cardinale diacono e presbitero di Santa Maria in Domnica Successore
Camillo Caccia Dominioni 12 gennaio 1953 - 3 agosto 1979
Titolo presbiterale pro hac vice dal 26 giugno 1967
Henri de Lubac, S.I.
Predecessore Pro-segretario della Congregazione del Sant'Uffizio Successore
- 15 gennaio 1953 - 7 novembre 1959 -
Predecessore Camerlengo del Collegio Cardinalizio Successore
Giuseppe Bruno 20 maggio 1954 - 9 giugno 1958 Eugène Tisserant I
Giuseppe Antonio Ferretto 18 maggio 1970 - 5 marzo 1973 Ildebrando Antoniutti II
Predecessore Segretario della Congregazione del Sant'Uffizio Successore
Giuseppe Pizzardo 7 novembre 1959 - 9 febbraio 1966 Pietro Parente
Predecessore Cardinale protodiacono Successore
Nicola Canali 3 agosto 1961 - 26 giugno 1967 Arcadio María Larraona Saralegui, C.M.F.
Predecessore Vescovo titolare di Berrea
(titolo personale di arcivescovo)
Successore
- 5 aprile 1962 - 19 aprile 1962 Pierre-Auguste-Marie-Joseph Douillard
Predecessore Pro-prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Successore
Papa Paolo VI
(prefetto)
9 febbraio 1966 - 6 gennaio 1968 Franjo Šeper
(prefetto)
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