Abiy Ahmed Ali

Abiy Ahmed Ali
Abiy Ahmed nel 2019

Primo ministro dell'Etiopia
In carica
Inizio mandato2 aprile 2018
PresidenteMulatu Teshome
Sahle-Uork Zeudé
PredecessoreHailé Mariàm Desalegn

Ministro della Scienza e della Tecnologia
Durata mandato6 ottobre 2015 –
1º novembre 2016
Capo del governoHailé Mariàm Desalegn
PredecessoreDemitu Hambisa
SuccessoreGetahun Mekuria

Presidente del Partito della Prosperità
In carica
Inizio mandato1º dicembre 2019
Predecessorecarica istituita

Presidente del Fronte Democratico Rivoluzionario del Popolo Etiope
Durata mandato27 marzo 2018 –
1º dicembre 2019
PredecessoreHailé Mariàm Desalegn
Successorepartito sciolto

Leader del Partito Democratico Oromo
Durata mandato22 febbraio 2018 –
1º dicembre 2019
PredecessoreLemma Megersa
Successorecarica abolita

Dati generali
Partito politicoPartito della Prosperità
(dal 2019)
Fronte Democratico Rivoluzionario del Popolo Etiope
(fino al 2019)
Partito Democratico Oromo
(fino al 2019)
UniversitàUniversità di Addis Abeba
Abiy Ahmed Ali
NascitaBeshasha, 15 agosto 1976
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Etiopia Etiopia
Forza armata Forza di difesa nazionale etiope
UnitàCorpi di segnalazione dell'esercito
Anni di servizio1991 - 2010
GradoTenente colonnello
GuerreGuerra civile in Etiopia
UNAMIR
Guerra Etiopia-Eritrea
Guerra del Tigrè
Comandante diAgenzia per la sicurezza delle reti informatiche
voci di militari presenti su Wikipedia

Abiy Ahmed Ali (Beshasha, 15 agosto 1976) è un politico ed ex militare etiope[1], insignito del premio Nobel per la pace 2019[2] e Primo Ministro dell'Etiopia dal 2 aprile 2018. Nell'ottobre 2021, Abiy Ahmed ha ufficialmente prestato giuramento per un secondo mandato di 5 anni. A partire da novembre 2020 una serie di tensioni etniche e politiche sono sfociate nella Guerra in Tigrè e in gravi scontri con altri gruppi ribelli.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Di etnia oromo, il gruppo etnico maggioritario del Paese, ma anche il più marginalizzato[3].

Da giovane è stato un attivista nella lotta armata contro il regime comunista del dittatore Menghistu Hailé Mariàm.[4][5] Successivamente ha prestato servizio nell'esercito etiope.[4]

Ha studiato informatica, leadership ed economia, laureandosi nel 2017 con un dottorato in ricerca sulla pace e sui conflitti presso l'Università di Addis Abeba.[4]

È stato tra i fondatori dell'Agenzia etiope per la sicurezza delle reti di informazione, da lui diretta dal 2008 al 2010.[5]

Nel 2010 è stato eletto deputato per l'Organizzazione democratica dei popoli Oromo.[5]

Dal 2015 al 2016 è stato Ministro della Scienza e della tecnologia nel governo di Hailé Mariàm Desalegn.[5]

È stato nominato primo ministro il 2 aprile 2018[3], dopo tre anni di proteste di piazza da parte della propria etnia contro il presidente Hailé Mariàm Desalegn, di etnia tigrina, culminate con 300 morti e la dichiarazione dello stato di emergenza.[6]

Considerato un politico riformista[7], ha promosso la riappacificazione con l'Eritrea, tentando di portare a termine il conflitto armato iniziato nel 1998. Il suo governo ha rinunciato alle rivendicazioni territoriali nella zona di Badme.[7] Ha sostenuto l'applicazione dell’accordo di pace promosso dalle Nazioni Unite nel 2000, che prevede la cessione di alcuni territori all'Eritrea.[8] Ha concordato con il dittatore eritreo Isaias Afewerki la riapertura delle rispettive ambasciate e la ripresa dei commerci. È stata ristabilita la rotta aerea diretta tra le capitali dei due paesi e le linee telefoniche dirette tra i due stati, interrotte da circa vent'anni.[8]

Tra le varie riforme varate nei suoi primi cento giorni di governo, vi sono la parziale privatizzazione di alcune grandi imprese statali, la liberazione di migliaia di prigionieri politici, la fine dello stato d'emergenza e la denuncia dell'uso della tortura da parte dei servizi di sicurezza, nonché il licenziamento dei funzionari carcerari accusati di violazione dei diritti umani.[9][10] Inoltre, ha rimosso il divieto alla creazione di nuovi partiti.[10]

Nel 2019 ha vinto il premio Nobel per la pace per "i suoi sforzi per raggiungere la pace e la cooperazione internazionale, e in particolare per la sua decisiva iniziativa nel risolvere il conflitto con la confinante Eritrea".[2][11]

All'inizio del novembre 2020, dopo mesi di gravi divergenze politiche tra governo federale e governo locale della regione dei Tigrè, contrario agli accordi di pace conclusi dall'Etiopia con la confinante Eritrea, in reazione a un attacco bellico compiuto dalle forze del Fronte Popolare di Liberazione del Tigrè contro un drappello federale di stanza nella caserma di Macallè, ed in seguito a divergenze sulla data delle elezioni[12] ha ordinato all'esercito di intraprendere un'offensiva militare per contrastare i ribelli.[13][14] Pochi gioni dopo il Parlamento federale ha sostenuto la sua azione votando per lo scioglimento del governo locale del Tigrè.[15][16]

Il 29 novembre 2020 il governo etiope prende il controllo di Macallè.[17][18] I leader del TPLF si sono rifugiati sulle montagne.[19] Secondo le organizzazioni per la difesa dei diritti umani, che hanno denunciato violenza da entrambe le parti, le tre settimane di guerra hanno determinato l'uccisione di migliaia di persone, compresi civili che si erano messi in marcia per fuggire dalla linea del fronte[20] e la fuga di 5 milioni di etiopi, espatriati nel vicino Sudan.[19][21] Nei mesi successivi i separatisti del Tigrè hanno riconquistato Macallè e Ahmed ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale.[22] In seguito la situazione è ulteriormente peggiorata, con il Fronte Popolare di Liberazione del Tigrè ed altri gruppi ribelli che ad inizio novembre 2021 si erano avvicinati alla capitale.[23][24] Ad inizio dicembre l'esercito etiope era riuscito a fermare l'avanzata dei ribelli.[25]

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

È sposato con Zinash Tayachew, una donna di etnia Amhara, originaria di Gondar, conosciuta mentre entrambi prestavano servizio nelle forze di difesa etiopiche. Hanno quattro figli, di cui uno adottivo. È un appassionato di fitness.[senza fonte]

Abiy è poliglotta e parla afaan oromo, amarico, tigrino e inglese. È di religione cristiana evangelica pentecostale.[senza fonte]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Premio Nobel per la Pace - nastrino per uniforme ordinaria
«per i suoi sforzi per raggiungere la pace e la cooperazione internazionale, e in particolare per la sua decisiva iniziativa per risolvere il conflitto di confine con la vicina Eritrea.»
— Oslo, 11 ottobre 2019

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Federico Rampini, Abiy, l’uomo dei miracoli che ha trasformato l’Etiopia, su rep.repubblica.it, 20 gennaio 2019. URL consultato il 21 gennaio 2019.
  2. ^ a b (EN) The Nobel Peace Prize for 2019, su nobelprize.org. URL consultato l'11 ottobre 2019.
  3. ^ a b In Etiopia qualcosa sta cambiando, in Il Post, 29 marzo 2018. URL consultato il 5 giugno 2018.
  4. ^ a b c (EN) The Nobel Peace Prize 2019, su NobelPrize.org. URL consultato il 9 novembre 2020.
  5. ^ a b c d Ahmed Ali, Abiy nell'Enciclopedia Treccani, su treccani.it. URL consultato il 9 novembre 2020.
  6. ^ (EN) Lethal grenade attack at Ethiopia rally, in BBC.com, 24 giugno 2018. URL consultato il 20 gennaio 2019.
  7. ^ a b L'Etiopia ha annunciato che accetterà tutti i termini dell'accordo di pace firmato con l'Eritrea nel 2000, in Il Post, 5 giugno 2018. URL consultato il 5 giugno 2018.
  8. ^ a b Etiopia ed Eritrea faranno la pace?, in Il Post, 9 luglio 2018. URL consultato il 9 luglio 2018.
  9. ^ Simon Allison, I cento giorni della nuova Etiopia, in Internazionale, 12 luglio 2018. URL consultato il 12 luglio 2018.
  10. ^ a b Michela Mercuri, I rischi della nuova instabilità in Etiopia | Geopolitica, ATLANTE | Treccani, il portale del sapere, su treccani.it, 4 dicembre 2020. URL consultato il 5 dicembre 2020.
  11. ^ Premio Nobel per la Pace 2019 a Abiy Ahmed, premier etiope artefice dell’accordo di pace con l’Eritrea, su corriere.it. URL consultato l'11 ottobre 2019.
  12. ^ c'è il rischio di una guerra in Etiopia?, in il Post.
  13. ^ (EN) Ethiopia parliament dissolves Tigray leadership, in BBC News, 7 novembre 2020. URL consultato il 9 novembre 2020.
  14. ^ C'è il rischio di una guerra civile in Etiopia?, su Il Post, 7 novembre 2020. URL consultato il 9 novembre 2020.
  15. ^ (EN) Ethiopia near civil war as PM sends army into defiant region, su AP NEWS, 4 novembre 2020. URL consultato il 9 novembre 2020.
  16. ^ Il parlamento etiope ha deciso di sciogliere il governo locale della regione del Tigrè, su Il Post, 8 novembre 2020. URL consultato il 9 novembre 2020.
  17. ^ Il governo etiope dice di aver preso il controllo della capitale del Tigrè, su Il Post, 29 novembre 2020. URL consultato il 6 dicembre 2020.
  18. ^ In Ethiopia, Abiy Ahmed has won the battle but not the war, in The Economist, 1º dicembre 2020. URL consultato il 6 dicembre 2020.
  19. ^ a b Com'è finita la guerra in Etiopia, su Il Post, 5 dicembre 2020. URL consultato il 6 dicembre 2020.
  20. ^ Marco D'Attoma, L'Etiopia nel caos: da guerra civile a conflitto regionale?, Osservatorio Globalizzazione, 27 novembre 2020
  21. ^ (EN) Reuters Staff, Ethiopia war may turn into guerrilla insurgency, experts say, in Reuters, 1º dicembre 2020. URL consultato il 6 dicembre 2020.
  22. ^ In Etiopia i separatisti hanno preso la capitale del Tigrè, in il Post.
  23. ^ In Etiopia i ribelli si stanno avvicinando alla capitale Addis abeba., in il Post.
  24. ^ Ethiopia declares state of emergency as Tygrayan rebels gain ground, in The Guardian.
  25. ^ L'esercito etiope ha bloccato l'avanzata dei ribelli, in il Post.
  26. ^ (EN) Leaders of Ethiopia and Eritrea meet in Abu Dhabi Presidential Palace - in pictures, su The National, 7-24-2018. URL consultato il 20 gennaio 2019.
  27. ^ (EN) Jeddah Peace Pact hailed as outcome of King Salman’s wise diplomacy, su Saudigazette, 16 settembre 2018. URL consultato il 20 gennaio 2019.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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