47ª Divisione fanteria "Bari"

47ª Divisione fanteria "Bari"
Stemma della 47ª Divisione fanteria "Bari"
Descrizione generale
Attiva15 settembre 1939 - 21 settembre 1944
NazioneBandiera dell'Italia Italia
Servizio Regio Esercito
Tipodivisione di fanteria
Guarnigione/QGBari
Battaglie/guerreCampagna greco-albanese
Guerra di Liberazione
Parte di
1940: VIII Corpo d'Armata
1941: IX Corpo d'armata
lug. 1943: XXX Corpo d'armata
set. 1943: Comando FF.AA. Sardegna
Reparti dipendenti
1943:
139º Rgt. fanteria "Bari"
140º Rgt. fanteria "Bari"
152ª Legione CC.NN. d'Assalto "Acciaiata"
47º Rgt. artiglieria
XLVII Btg. mortai da 81
47ª Cp. cannoni controcarro da 47/32
47ª Sez. fotoelettricisti
47ª Cp. mista telegrafisti/marconisti
Comandanti
Dal 1939 al 1944Gen. D. Ernesto Zaccone
Gen. B. Achille d'Havet
Gen. D. Matteo Negro
Col. Rogero Giannotti (int.)
Gen. B. Ernesto Ferone
Gen. B. Giuseppe Cortese (int.)
Gen. D. Ismaele Di Nisio
Gen. B. Enrico Bianco di San Secondo
Gen. B. Carlo Petra di Caccuri (int.)
Simboli
Mostrina
Regio Esercito - Divisione Bari
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La 47ª Divisione fanteria "Bari" fu una grande unità di fanteria del Regio Esercito prima e dell'Esercito Cobelligerante Italiano poi, durante la seconda guerra mondiale.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Origini e seconda italo-greca[modifica | modifica wikitesto]

Le origini della divisione risalgono alla Brigata "Bari", creata nel marzo 1915 su 139º e 140º Reggimento fanteria per partecipare alla prima guerra mondiale, sciolta nel 1920. Il 15 settembre 1939 viene costituita a Bari la 47ª Divisione fanteria "Bari", su 139º e 140º Reggimento fanteria "Bari" e 47º Reggimento artiglieria "Bari". Nell'ottobre 1940 la "Bari" venne inviata sul fronte greco-albanese, assegnata all'11ª Armata (VIII Corpo d'Armata). I reggimenti vi giunsero separatamente uno dopo l'altro: il 140º raggiunse il 2-3 novembre la zona di Leskoviku, mentre il 139º veniva schierata in territorio greco al comando della 3ª Divisione alpina "Julia". Le unità furono immediatamente coinvolte in pesanti scontri con i reparti greci, che tentavano di prendere il controllo di Ponte Perati e che il 20 novembre costrinsero infine gli italiani a ripiegare su Leskoviku e Tserke. I reggimenti della "Bari" si ricongiunsero così il 21 novembre nel settore Perati-Prëmet, schierati a sbarramento della Val Vojussa, dove a metà dicembre furono investiti da violenti attacchi, che respinsero con arditi contrattacchi. Nel gennaio 1941 i greci riuscirono ad infiltrarsi tra le posizioni italiane, costringendo la divisione ad abbandonare le posizioni di Ponte Klisura e ad arretrare sugli abitati di Cuica Fecit, Panari e Bali. Essa resistette fino al 29 gennaio, quando fu sostituita dalla 51ª Divisione fanteria "Siena" e si trasferì a Raskovec, nelle retrovie, per riordinarsi, ricevendo in organico la 152ª Legione CC.NN. d'Assalto "Acciaiata". Tornò in prima linea il 9 marzo, schierata sul costen di Bregu Scialesit tra la 38ª Divisione fanteria "Puglie" e la 59ª Divisione fanteria "Cagliari".

Dal 12 marzo la divisione fu impegnata in operazioni offensive contro le posizioni di Proi Math, Monastir e Bregu Rapit, che si protrarranno senza essere risolutive fino al 23, quando la divisione, a causa delle perdite subite, venne inviata nelle retrovie per riorganizzrsi. All'inizio della seconda offensiva italiana di aprile 1941, la "Bari" venne assegnata alla riserva dell'VIII Corpo d'Armata e schierata sulla rotabile Chiaf-Chiciocut, per partecipare all'avanzata prima lungo la Val Desnizzes e poi lungo la Valle Vojussa, sempre contrastata dalle retroguardie nemiche. Tra il 20 ed il 23 aprile sostenne gli ultimi combattimenti per raggiungere Ponte Perati. Alla fine delle operazioni venne schierata sul confine greco-albanese tra Tsarapiana e Konica e partecipò ad operazioni di rastrellamento.

Presidio del territorio metropolitano[modifica | modifica wikitesto]

A giugno la divisione venne rimpatriata ed assegnata alla difesa costiera con la 3ª Armata, prima nella fascia tra Brindisi, Lecce e Taranto, poi, nel settembre 1942, di quella tra Livorno, Pisa e l'Elba.

Dopo un nuovo trasferimento in dicembre nella zona di Roma, tra Cesano e Centocelle, nell'aprile 1943, col nuovo comandante generale Ismaele di Nisio, la divisione venne infine assegnata alla difesa costiera del settore di Oristano, in Sardegna, con il comando a Paulilatino.

Dopo l'arresto di Mussolini, la MVSN divenne la quarta forza armata italiana: la Legione Camicie Nere "Acciaiata" venne così ridenominata 152ª Legione MVSN; in seguito, con l'assorbimento della MVSN da parte dell'esercito del Regno del Sud, la legione divenne il 1º novembre il 152º Reggimento fanteria ed infine, il 19 novembre 1943, il 340º Reggimento fanteria.

Resistenza e cobelligeranza[modifica | modifica wikitesto]

Dopo l'annuncio dell'armistizio di Cassibile i reparti della divisione si portarono tra Bosa e Macomer per contenere i tedeschi in ritirata verso la Corsica, che furono progressivamente spinti verso il nord dell'isola fino a Buddusò e circondati nella loro testa di ponte di Santa Teresa Gallura. Il 17 aprile la divisione aveva così preso il controllo di tutta la costa nord-orientale, sgomberata dalla Wehrmacht. Nell'ambito della riorganizzazione dell'Esercito Cobelligerante Italiano, il 21 settembre 1944 il Comando di Divisione venne sciolto ed il personale venne assegnato in Sicilia al Comando della Divisione di Sicurezza Interna "Aosta", mentre i 139º, 140º e 340º Reggimento fanteria ed il 47º Reggimento artiglieria vennero riconfigurati e ridenominati rispettivamente 3º, 4º, 5º e 6º Reggimento Guardie, assegnati alle Divisioni di Sicurezza Interna ed a quelle Ausiliarie,[1]

La 47ª Compagnia mista telegrafisti/marconisti venne messa alle dipendenze del Comando Militare della Sardegna nella sede di Bortigali.

La strage del pane[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Strage del pane.

Il 19 ottobre 1944 militari del 139º Reggimento fanteria "Bari", dal 30 settembre 1944 utilizzato per costituire la IV Brigata Sicurezza Interna[2], furono responsabili della cosiddetta strage del pane[3], l'uccisione di 24 uomini e il ferimento di 158 cittadini inermi, tra cui donne e bambini, sparando e lanciando due bombe a mano contro una folla di civili che protestavano per la fame, la mancanza di pane e l'indipendenza siciliana, a Palermo davanti a Palazzo Comitini (allora sede della prefettura e oggi della provincia.

Ordine di battaglia: 1941[modifica | modifica wikitesto]

Comandanti: 1939-1944[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ordine di battaglia dell'Esercito Cobelligerante.
  2. ^ www.esercito.difesa.it, su esercito.difesa.it. URL consultato il 23 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 23 novembre 2012).
  3. ^ www.mis1943.eu

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • George F. Nafziger, Italian Order of Battle: An organizational history of the Italian Army in World War II.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]